mandato per l’esercizio del Ministero Straordinario della Comunione

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Conferimento del mandato a cinque membri  della nostra comunità parrocchiale

Domenica prossima, 14 maggio 2017, durante la celebrazione Eucaristica delle 9,30,conferirò il mandato pe l’esercizio del Ministero Straordinario della Comunione a:
Regina Piva, Angela Tamburrino, Tiziano Chinello, Marisa Favorido, Paola Bellesso.

Ciò significa che queste persone riceveranno la facoltà di distribuire la comunione, dopo aver ricevuto un mandato a nome della chiesa, da parte del parroco come delegato del vescovo.
Confrontandomi con le suore, abbiamo cercato di riconoscere nelle persone identificate alcuni dei criteri necessari per poterle proporre a tutta la comunità. Infatti, la scelta è caduta su di loro per due motivi: il primo la loro sensibilità eucaristica, al punto da vederli, in questi anni alla partecipazione della Santa Messa non solo domenicale, ma anche settimanale; il secondo perché ( alcuni di loro) già hanno avuto contatti con l’esperienza della comunione agli ammalati accompagnando le suore quando portano la comunione agli stessi.

In realtà il mandato che conferirò è l’occasione per riflettere sull’ecclesialità delle proposte che ci sono nelle nostre parrocchie, o sulle proposte “mancanti” che qualificherebbero le nostre parrocchie come “comunità di fede”.

Provo a sognare anch’io le nostre comunità dove chi si muove all’interno, ha il medesimo obiettivo e la medesima
finalità; dove chiunque svolge un servizio lo fa secondo le intenzioni di ciò che fa la Chiesa, e non solo per una gratificazione personale, oppure per una soddisfazione dettata anche da risultati riconosciuti, men che meno è pensabile a ruoli. La parrocchia non può fungere da piedistallo per un riconoscimento sociale delle persone. Sogno una comunità che muove il suo agire dalla Parola di Dio e dalla Preghiera, fino a sfociare nel servizio della carità.

Mi piace, quindi, pensare che le suddette persone non vengano viste dalla comunità come coloro che hanno acquistato un potere o un ruolo oppure un riconoscimento pubblico, ma piuttosto che sia stato riconosciuto in loro un atteggiamento già esistente. E questo dovrebbe essere uno dei criteri con cui in ogni parrocchia prima uno si sperimenta e vivendo si misura sulla sua disponibilità, sulla ecclesialità, sulle competenze e sulla fraternità.
Sono laici come tutti voi, vi invito ad accoglierli così come sono, trepidanti e gioiosi di poter servire la chiesa. Né loro, né nessuno di noi è perfetto per dire che un altro sarebbe stato più adatto. E’ questo il primo passo perché tutti noi sappiamo riconoscere e valorizzare nella nostra parrocchia chi vive già la propria fede, portando in germe caratteristiche che possano essere valorizzate nella comunità.

Don Francesco